Mercoledì mi ha chiamato Stefano per
chiedermi se avessi voglia di accompagnare lui e K a fare un
allenamento di una cinquantina di chilometri in montagna. “Certo
che voglio; vi accompagno molto volentieri attraverso il “mio”
Sulcis”. Poi ripenso ai 50 km con quasi 2000 metri di
dislivello. Loro stanno preparando la mitica Lavaredo Ultra Trail,
120 chilometri di sentieri dolomitici … ma io cosa ci faccio? Non
sarà sicuramente una gita di piacere, è molto che non corro
distanze e dislivelli comparabili; allora sarà un allenamento …
ma per cosa? 50 km e 2000 metri di dislivello come primo allenamento
hanno senso solo se la gara sarà molto più lunga. Oddio … in che
guaio mi sono messo!
Intanto però mi fa piacere condividere
con due amici appassionati e fortissimi come Stefano e K il gusto
forte, aspro di questi monti, i piccoli tesori scoperti durante le
mie uscite solitarie, i roccioni granitici, le picchiate verso il
mare, le lunghe spiagge di sabbia finissima, i sentieri costieri, il
caldo senza vento di certe giornate di tarda primavera e i bruchi. I
lymantria dispar – i bruchi che stanno infestando i boschi del
sulcis – mangiano le foglie degli alberi e poi si calano a
mezz'altezza attaccati ad un filo aspettando che il vento o qualche
podista sperso nei boschi li porti in giro. Pare infatti che le
farfalle femmine di questa specie siano obese e inadatte al volo e
tocca quindi ai bruchi chiedere un passaggio per spostarsi ad
infestare altrove. Condividere i bruchi vuol dire fare a turno con
Stefano ad aprire il sentiero prendendosi i fili e i bruchi in faccia
e nei capelli. Quando si entra nel regno dei bruchi, prima si cerca
di evitarli poi, come ragazzini, si fa la prova di coraggio di
spazzare le ragnatele con la faccia continuando a sorridere.
50 chilometri. Tante ore al caldo; per
buona parte del giorno la temperatura supera i 30 gradi, il sole è a
picco e non soffia neanche un filo di vento. Nonostante mi porti
appresso borracce di acqua e gatorade, mi sto prosciugando. I due
tuffi nell'acqua freschissima e trasparente del mare abbassano la
temperatura corporea di qualche grado, per qualche decina di minuti,
poi torno a rosolare. Quando, al 35o chilometro, si
ricomincia a salire trovo le gambe sorprendentemente reattive
nonostante la mancanza di allenamento a questo tipo di sforzo
prolungato. Sono leggero, seccato dalle 7 ore di sole e caldo e
quando si rientra nel regno dei bruchi sono io in testa al gruppo e
li spazzo via con la faccia senza quasi provare fastidio. Sono il re
dei bruchi. Sul sentiero sono tantissimi; in qualche punto li vedo
ammucchiati a centinaia uno sopra l'altro e si lasciano calpestare
dal loro re senza reagire. Quando mi fermo ad aspettare gli altri,
cominciano a salirmi sulle scarpe. La casetta della forestale ha le
pareti annerite da bruchi alla ricerca di un piccolo spazio per
imbozzolarsi ed è la fine che farei anche io se restassi fermo
ancora un po'. Ma ecco K, è stanchissima ma si riparte subito e
senza scorciatoie: dobbiamo arrivare a 50. Sono stanco anche io e me
ne accorgo soprattutto negli ultimi 4 chilometri di discesa: ho le
gambe pesanti, mi sento rigido, quasi legato … per fortuna presto
mi trasformerò in una bellissima farfalla!
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