Dopo
l'arrivo
comincio
a tremare. Il lungo sforzo, unito ai problemi digestivi, mi ha
lasciato completamente vuoto di energie. Dopo un quarto d'ora, decido
di alzarmi dalla panchina per mettermi più comodo e sdraiarmi su un
lettino dei massaggi. Sono oltre cento e ne trovo subito uno libero.
Il comfort però dura poco e presto mi ritrovo nella più scomoda
delle posizioni con robuste mani femminili conficcate nelle mie carni
martoriate. La sofferenza è mitigata dalle espressioni
compassionevoli e dispiaciute con cui la torturatrice risponde alle
mie smorfie di dolore. Mi vede tremare e mi stende addosso un pietoso
telo termico. Finito il trattamento, mi alzo a fatica dal lettino;
lei mi chiede se voglio tenere il telo. Io rifiuto, ma un minuto dopo
torno tremante da lei e me lo faccio dare. Finalmente vedo facce
conosciute: Fabio, Davide e Marco tutti contenti di aver finito la
gara ma un po' delusi dalla prestazione. Mi indicano Andrea e lo
trovo seduto con i piedi in una bacinella. È raggiante, ha chiuso la
gara in 10 ore e 34. Anche io, pur non sapendo il tempo finale, sono
molto soddisfatto: avendola preparata in un mese non posso che essere
contento. Io con il telo sulle spalle e lui con i piedi nella
bacinella sembriamo due vecchietti. E forse è così; la grande
fatica ci ha portato avanti di 30 anni e ci comportiamo di
conseguenza. Prendi il minestrone, mi consiglia, è davvero buono. Ed
è vero: fra le tante cose da mangiare, l'unica che riesco ad
inghiottire con piacere è un bicchiere di minestrone di verdure
caldo. Non avrei mai pensato di finire cosi'.
Prendo
la borsa per cambiarmi e mi accorgo che, da un angolo del fondo,
trasuda attraverso la tela una sostanza umida e appiccicosa. Immergo
la mano attraverso il contenuto variegato della borsa fino a
raggiungere il fondo, dove riconosco i resti disintegrati della
banana che mi ero portato per colazione. Tiro fuori la buccia
praticamente vuota. Tutto il resto è spalmato all'interno.
Pezzettini di banana anneriti sono spiaccicati quasi ovunque,
compresi i vestiti di ricambio e l'asciugamano. Stacco il grosso ma,
sull'asciugamano bianco restano grandi macchie nere. Sembra merda e
per farla notare meno, la indosso con nonchalance mentre vado a fare
la doccia. Non c'è fila. La doccia è gelida ma la sento benefica
per i muscoli e le articolazioni martoriate. Scopro di avere, nella
piega del sedere, aghetti di pino e altre varietà di sottobosco,
ricordo della sosta nel boschetto. Un'asciugata
al profumo di banana, e sono pronto ad infilarmi fra i VIP per
assistere allo spettacolo finale. Quasi pronto. È dal mattino, prima
della gara, che non faccio una bella pisciata.
Davanti
al bagno femminile c'è coda, mentre in quello maschile si entra
subito. Appena dentro capisco perché: non ci sono i classici
orinatoi individuali. C'è un muro e una fila di uomini, spalla a
spalla di fronte ad esso. Mi infilo nello spazio più largo. Prima
ancora di iniziare la minzione, comincio a sentire goccioline sui
piedi. Sicuramente non è roba mia! Sarà del mio vicino di destra o
di quello di sinistra? Probabilmente un misto. Provo ad arretrare ma
non serve: è impossibile evitare gli schizzi che rimbalzano dalle
piastrelle della parete. Mi guardo intorno. Sono l'unico con i
sandali senza calze e finalmente capisco perché i tedeschi maschi
indossano sempre i calzini.
Ecco.
Ora, ricoperto di gloria, banana e piscio, sono proprio pronto.
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