Tema: triathlon di fine Agosto.
Il copione si ripete. Il destino è a
corto di idee; rigira la penna fra le dita della mano, appoggiandone
la punta al labbro e poi verso il basso lasciando sul foglio solo un
puntino. Gli occhi vagano facendo il giro del soffitto, poi si
abbassano furtivamente verso il banco del compagno 2013 e poi di
nuovo sul foglio: la penna finalmente comincia a scrivere. L'occhio
fa avanti e indietro mentre la mano copia fedelmente gli eventi
principali dal tema del compagno. Per non essere beccato, cambia il
nome del posto – Mulargia diventa Isili – ritocca leggermente la
classifica e cambia qualche piccolo particolare.
Il destino è un copione e si ripete,
come dicevo prima: il copione si ripete. Se volessi potrei riprendere
il post dell'anno scorso sul triathlon di Mulargia e, con minimi
aggiustamenti, otterrei una descrizione quasi esatta della mia gara
di Isili. Per evitare di ripetermi, mi concentrerò invece solo su
qualche piccolo particolare che il destino ha mutato.
Zona cambio
Alla sinistra della bici, si possono
mettere gli oggetti che serviranno durante la frazione ciclistica.
Accanto alle bici dei triatleti esperti non c'è niente. Le scarpe
sono già agganciate ai pedali, il casco è appoggiato al manubrio e
tutti gli altri accessori sono attaccati alla bici. Accanto alle
bici dei meno esperti ci sono le scarpe, talvolta con le calze. Non
si fidano a salire infilandosi le scarpe al volo: in zona cambio è
pieno di spettatori che aspettano solo di vedere le goffe cadute di
chi tenta improbabili partenze acrobatiche. Accanto alla mia bici c'è
un mucchietto. Alla base ho messo il sacchetto per riporre muta e
occhialini; poi le scarpe con sopra le calze, guantini e occhiali da
sole, un gel, una barretta e un pacchetto di fazzoletti di carta; in
cima, a fare da croce sommitale al mio montarozzo, il GPS da polso.
Non mi faccio mancare nulla; gli avversari, se e quando riuscirò ad
uscire dalla zona cambio, dovranno tremare. Forse se avessi avuto anche un pettine e
uno specchietto, avrei potuto aggiustarmi i capelli sparati
all'insù quando ho tolto la cuffia e poi acconciati a strisce dalle
fessure del casco. Sarà per la prossima volta.
Doppiaggi
Il percorso ciclistico prevedeva un
doppio passaggio lungo lo stesso tratto di strada. I nuotatori più
scarsi perciò potevano essere doppiati. Il primo, Maurizio Carta, mi
ha doppiato all'inizio di una salita; saliva troppo veloce e ho
rinunciato a seguirlo. Poi, nella discesa successiva mi superano il
secondo e il terzo. Mi accodo immediatamente (la scia è consentita)
perché in scia si fa meno fatica. Mentre passo a tirare in testa per
un primo cambio, comincio a chiedermi se sia sportivo accodarsi ai
primi e se sia sportivo che i primi accettino aiuto dai doppiati. "Non è sportivo, punto e basta." "Ma, in teoria, noi non sappiamo se questi due siano fra i primi o siano anche loro dei doppiati." "Non fare il finto tonto, quello alto è Tramonte e quello grosso ... ora mi sfugge". Dopo questo breve consulto intestino lascio la scia e mi lascio
staccare. Poi ho scoperto che il “terzo” in realtà era un
doppiato e, fra i tre, l'intruso non ero io ma il secondo. Poco male.
L'importante è essere a posto con la coscienza intestinale.
La luce
Un ultimo piccolo particolare: è vero
che dal punto di vista delle prestazioni sono andato come l'anno
scorso ed è anche vero che l'anno scorso non ero andato poi così
bene. Ma questo ritorno all'io dell'anno scorso, quello che aveva
chiuso un ironman in poco più di 10 ore e che non sapeva cosa fosse
un prolasso mitralico, mi ha fatto finalmente vedere la luce. Sono
proprio guarito. Eccome.
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