Cronache dal pianeta trentino
Appunti di viaggio fisico e mentale.
3. Mi comincio a stufare di non
respirare
Corsa. Prima ai lariceti, attraverso il
parco dove andavo tutti i giorni quando, bambino, passavo qui pezzi
d'estate. Ricordo l'altalena con le aste in metallo, rigide, che se
spingevo abbastanza, mi portava a piedi per aria, sempre più su,
finché le aste andavano a sbattere contro la sbarra superiore
dov'erano imperniate con uno scossone che faceva tremare le mani.
Allora mi sedevo e mi preparavo al lancio per cercare di superare la
radice dei record. Da circa 30 anni è stata sostituita da
un'altalena molliccia con le catene. Ho già il fiatone; poi salgo su
attraverso nuovi sentieri nel bosco pestando tappeti di aghi e terra
molle fino alla predaia, la bella distesa prativa con panorama sulle
dolomiti di Brenta. Mi affanno inerpicandomi senza sentiero quasi
immerso nell'erba bagnata, sembra di nuotare: respiro ogni tre ma non
trovo l'aria. Poi di nuovo nel bosco. Non c'è respiro, si sale
sempre più su, fino a raggiungere la cresta e vedere la val d'Adige
a precipizio dall'altra parte: visione mozzafiato che mi impressiona
come ognuna delle cento volte che son stato qua ma ho il fiato
mozzato. Non c'è respiro.
Forse è l'atmosfera di questo pianeta,
satura d'acqua, e la bombola scarica o forse è solo questa maledetta
salita.
Comincia la discesa. Veloce e ripida.
La gravità è seria e mi attira giù con serietà grave. Finisce
l'affanno ma la discesa continua lunga e pesante. L'erba alta è
morbida e mi ricorda quando da bambino scendevo volando a rotta di
collo lungo quei ripidi pendii ma ora nasconde trappole che mandano i
piedi fuoritempo pestando duramente i talloni. Scarpe bagnate, corpo
pesante. “Sciak sciak” l'asfalto schiaffeggia rumorosamente le
gambe. Il cemento colpisce
ancora più duro e pesante. Forse è l'accelerazione
gravitazionale che in questo pianeta supera i 10g o forse è solo
questa maledetta discesa.
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