Ieri,
come un innamorato, ho interrogato la margherita: passatore sì -
zack - passatore no - zack ... passatore sì!
Veramente, la margherita in questione era una pizza e 'zack' erano i morsi e
quindi non sono sicuro che la risposta fosse completamente
attendibile. I dubbi rimangono e, forse per correre il passatore,
finirlo in 9 ore e non soffrire dovrò farlo in anestesia totale: in
sogno!
Un
test un po' più serio della margherita l'ho fatto domenica scorsa,
alla mezza maratona di Chia.
Mi
ero iscritto alla mezza di Chia per il ricco pacco gara che, da solo,
valeva i 10 euro dell'iscrizione ma, a dire il vero, non sapevo bene
che farmene di questa gara: una settimana dopo la maratona di Cagliari, 3 giorni dopo la granfondo Sardegna, dopo un mese e mezzo
di allenamenti corsi esclusivamente a ritmi lenti-lentissimi per
paura di infiammare il ginocchio, sicuramente non potevo essere
competitivo.
D'altra
parte, a 4 settimane soltanto dal passatore, era arrivato il momento
di darsi una mossa: non potevo continuare a "corricchiare"
in pianura, seppure a lungo, e sperare di correre 100km senza ridurre
i muscoli in polpette. “Numerosi studi testimoniano come correre
una maratona provochi all’interno dei muscoli dei cosiddetti
microtraumi” (Fulvio Massini). Alla maratona di Firenze 2008 e
all'ultratrail di Macomer 2010 avevo sperimentato la progressiva
“micro-macinazione” dei miei quadricipiti e la loro conseguente
trasformazione in polpette. Non sono state belle esperienze e non
vorrei ripeterle. Allora, per essere pronto muscolarmente, devo fare
delle salite, forzare in pianura, fare qualche discesa veloce e la
mezza di Chia, con i suoi saliscendi e con gli stimoli agonistici
della gara, era una buona occasione, forse l'ultima, per vedere se
fossi in condizione di preparare decentemente il passatore.
"Corri,
respira, sogna" è lo slogan che gli organizzatori hanno dato
alla gara, diffondendo in tutta Italia le meravigiose immagini delle
spiagge di Chia. In realtà la gara si svolge tutta sulla strada
provinciale che resta ben distante dal mare e solo in un breve tratto
risulta veramente panoramica. E allora, quasi due ore prima della
partenza ufficiale, sono partito con il camelback verso le spiagge
di Capo Spartivento a prendermi quello che mi avevano promesso:
Correre
sulle lunghe passarelle di legno per accedere alla spiaggia, poi sul
bagnasciuga con la sabbia che cambia spesso consistenza, passare
sulle rocce che separano una spiaggia dalla seguente, ancora
bagnasciuga, poi un sentierino nella macchia per raggiungere l'ultima
spiaggia. I piedi si divertono: legno, sabbia dura, sabbia molle,
acqua (è arrivata l'onda) roccia, sassi, terra, salite e discese.
Con
il vento dal mare, respirare l'aria purissima, senza pollini
allergenici o forse con un singolo semino di polline africano che
dopo una traversata lunga e rischiosa, arrivato a due passi dal
paradiso della macchia mediterranea, si ritrova invece nell'inferno
della mia narice sinistra, centro di accoglienza per pollini
clandestini. Respirare profondamente l'aerosol dell'onda spezzata,
purificando i polmoni e assorbendo quell'ossigeno, che sembra più
buono.
Sognare,
nell'enorme spiaggia completamente deserta, lasciare vagare lo
sguardo e, con le immagini della natura meravigliosa, fare un
bell'aerosol purificante anche al cervello.
Poco
dopo le 9 sono rientrato alla macchina, e mi sono preparato per la
gara. Ho cambiato le scarpe, umidicce e piene di sabbia, indossato la
maglietta della società con il pettorale, e mi sono incanalato
nella folla verso la partenza. Forse non ho mai visto tanta gente in
una gara qui in Sardegna ed è stato molto stimolante correre sempre
con qualcuno davanti da raggiungere.
In
otto giorni sono riuscito a fare i miei tempi peggiori nella maratona
e nella mezza. Qualcuno potrebbe insinuare che sto invecchiando, ma
la realtà è che sto maturando e mi sono finalmente liberato dalla
schiavitù della performance a tutti i costi.
Viste
le premesse comunque, sono stato molto contento di finire la gara
sotto l'ora e trenta e senza problemi al ginocchio. Era la prova che
aspettavo. Ma non bastava, ci voleva una conferma. Dopo l'arrivo,
allora, mi sono rivestito da forrest gump e sono ripartito verso il
mare per correre, respirare, sognare ancora e, finalmente, tuffarmi
in mare nel gelo tonificante di quell'acqua meravigliosa, ennesima
forte sensazione di una giornata indimenticabile.
Nessun commento:
Posta un commento