Sono passati 5 anni.
Oggi il cielo è limpidissimo; il Monte
Bianco splende sopra di noi senza la sbavatura di una nuvola. Allora
invece era una giornata infernale e la pioggia non smetteva di
scendere. Insieme a me, ai miei fratelli e a mia madre, amici e
parenti, giovani e anziani, ci accompagnano nel percorso e nel
ricordo. Ogni tanto qualcuno sparisce fra le pietre, con una
nuvoletta di polvere. Nessuno si farà male davvero, oggi è giorno
di pace. Mi soffermo sul ponticello. Il torrente Fresney, alimentato
dallo sciogliersi dei ghiacciai, scorre con meraviglioso impeto sotto
di me ma non fa paura. Guardo i cavi che ancorano saldamente il ponte
a due massi enormi e sembra impossibile che 5 anni fa il torrente lo
abbia potuto trascinare a valle impedendo a mio padre Cesare e mia
madre Flavia di rientrare all'auto per ripararsi dal maltempo.
Risaliamo il torrente ripercorrendo grossomodo il tragitto che Cesare
e Flavia avevano fatto 5 anni fa per cercare un possibile guado, fino
al grande masso dov'era successo l'incidente. Ora su quel masso ci
sono due foto e una targa: “qui è morto Cesare e ovunque qui
intorno giace” in riferimento alle polveri di Cesare restituite lì,
in segno di pace, a quella natura rabbiosa. Scendo al torrente, mi
tolgo i sandali e ci entro immergendomi fino alla coscia. Lo sento
amico: l'acqua fresca mi massaggia piacevolmente. Cerco di immaginare
come potesse essere quel giorno, durante quella piena improvvisa.
Immagino Cesare: il passo imprudente, la scivolata, la sosta
miracolosa sul masso circondato dai flutti, il cenno di saluto con la
mano, forse a dire “sto bene” o forse “addio”, poi il salto.
Ricordo, quella sera, la telefonata di
Marco e come mi tremava la voce mentre riportavo la notizia ai
ragazzi. Ora è pace; la natura non chiede mai scusa ma si fa amare
sorridendo benevola col suo fascino immenso.
Dopo pranzo, piacevolmente brilli,
sotto un tiepido sole che carezza la pelle, ci fermiamo a guardare il
monte Bianco di fronte a noi. Un rumore sordo in lontananza, una
frana di ghiaccio e pietre sul bordo del ghiacciaio, come un respiro:
il monte è vivo. Courmayeur è addobbata a festa con gli striscioni
del “Tor De Geants”. Sono tutte cose belle; solo cose belle.
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