venerdì 14 febbraio 2020

Il trail del compleanno.

Il 9 febbraio è il giorno del mio compleanno. Sono 55, più o meno. La precisione non è importante. Mi basta sapere che devo arrivare a 100 e che ho superato la metà. Ora è tutto in discesa ma la stanchezza comincia a farsi sentire. Qualcuno lo sa e mi sprona ad andare avanti facendomi gli auguri. Voglio festeggiare, qui, ma preferisco che sia la solita festa della natura e dello sport e non una ricorrenza. Non sono uno preciso che guarda i numeri scattare al polso, anzi, vivo e corro a “polso nudo”. Per la mia reticenza, l’eco della notizia del giorno è soffocata e la voce non si diffonde. Sono in tanti qui al raduno per la partenza. Mi vedono, ne sono contenti e mi festeggiano anche senza sapere che sono arrivato ad un numero tondo. E mentre sto ancora parlando con atleti della gara corta che parte mezz’ora dopo, quelli della lunga vengono chiamati per il breefing. Mi devo ancora cambiare ma l’esperienza di triatleta mi aiuta a fare un cambio veloce; a dire il vero, nei cambi sono sempre stato un disastro ma oggi sono un lampo e riesco ad arrivare sulla linea di partenza prima del via.
Sono intorno al 55esimo, dicevo. Il cuore ha subito una degenerazione e per arrivare a 100 ho dovuto rallentare. Anche oggi, infatti, invece di battagliare con i primi, seguirò gli ultimi come chiudi-pista. Mi guardo intorno: Francesca, Roberta … vedo anche Donatella che potrebbe farmi compagnia. Comunque sarà una piacevole compagnia femminile che è una cosa che gradisco. Tasto le tasche bucate dello zainetto e mi accorgo di non avere la radio. Devo rientrare a recuperarla. Ricordo quella volta all’x-terra che stavo uscendo dalla zona cambio per la frazione di corsa con il casco ancora allacciato. Gara rovinata? Niente affatto. Ero in gara, come sempre, per divertirmi e quel contrattempo l’aveva resa ancora più divertente. Basta guardarsi da fuori e ridere dentro e, anche oggi, dagli occhi e dalla bocca mi scappa un sorriso solitario a tradire la risata interiore. Ne approfitto per prendermi una piccola pausa dal mio non-agonismo forzato, tolgo il freno e mi diverto a correre veloce con i piedi che fanno la molla, i polmoni che fanno il pieno d’aria profumata, il cuore che pompa … devo arrivare a 100, meglio non esagerare. Recupero la radio che avevo dimenticato sul tettuccio dell’auto e riparto 10 minuti dopo la prima partenza. L’inseguimento finisce presto e con Francesca iniziamo a salire verso la bella cresta che segue lo spartiacque fra guttureddu e gutturu mannu. Il sentiero avanza arioso e panoramico con divertenti saliscendi fra rocce e corbezzoli. Lo conosco bene. Anche ieri ero qui a pulire e segnare il percorso. Ieri, oggi , domani … voglio arrivare a 100 circondato da posti belli e da belle persone, per questo oggi sono qui. Via via che avanziamo, ci superano i primi 20 della gara corta; poi i percorsi si separano e restiamo soli, io e Francesca, circondati dalla natura meravigliosa; tutto è piacevole e il tempo passa veloce. Non sembrerebbe neanche di essere in una gara, non fosse per il fantasma di Roberta che ci precede e che evochiamo, chiedendo ai volontari da quanto sia passata: “5 minuti – non più di 10 – 3 o 4 minuti”. È uno spirito sfuggente e non lascia tracce certe. Per un istante mi appare anche qualche centinaia di metri avanti ma come è apparsa, la visione sparisce. Poi la sento evocare alla radio: “la n. 22 è passata alla postazione dell’ultimo km”. Non ce la faremo mai a raggiungerla … a meno che … a 200 metri dall’arrivo la vediamo che cammina poco avanti a noi. Questa volta è proprio lei, lì, reale. Forza Francesca! Parte uno sprint al rallentatore per il penultimo posto. Il vantaggio è però incolmabile e arriviamo ultimi che, del resto, è la mia condanna.
Arrivo ma non sono arrivato. Non faccio in tempo a fermarmi che ho già una birra in mano. Devo arrivare a 100 e ho ancora molto da correre, da festeggiare, da vivere. E si continua qui con gli amici, quelli che sanno e quelli che non sanno e proseguirò domani, poi la settimana prossima … devo arrivare a 100 e la strada è ancora lunga ma si prospetta meravigliosa.
Foto di Arnaldo Aru

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